Social Media Manager: chi è e cosa fa

 

di Francesca Zucchini

“Se volete che le persone siano contente di conoscervi, dovete essere contenti voi di conoscere loro e dimostrarglielo” – Goethe

Questa affermazione di Goethe è particolarmente adatta per le relazioni tra aziende e clienti, che nell’epoca del web 2.0 hanno luogo principalmente online.

Community e brand

Adesso infatti anche le aziende hanno i propri fan, o meglio le proprie community di utenti uniti da interessi, bisogni o desideri simili – non necessariamente consumatori in prima persona del marchio – ma che partecipano alle conversazioni online sul brand e i suoi prodotti o servizi, influenzandosi a vicenda e andando a creare un vero e proprio valore sociale per l’organizzazione.

Diventa quindi necessario per le aziende sapersi avvicinare a quella enorme fetta di consumatori che si trova sul web; per fare questo, come affermava lo scrittore tedesco, occorre essere per primi interessati a comprendere i propri interlocutori.

Solo dimostrando questa attenzione è possibile costruire relazioni che durino nel tempo, creare senso di appartenenza alla comunità virtuale e trasformare “semplici” utenti in veri e propri promotori del brand.

La figura del Social Media Manager

office-freelancer-computer-business-38604-largeÈ in questo contesto che si inserisce la figura del Social Media Manager, ossia chi coltiva la community e gestisce la voce dell’azienda nei rapporti con gli utenti online, attivando con loro una comunicazione, che rispetti i loro tempi, le loro necessità e il loro consenso al dialogo.

Sono 3 gli scenari occupazionali per questa professione: dal freelance che lavora su commissione per diversi clienti, al lavoro in web agency, fino al dipendente di aziende (da piccole imprese a multinazionali).

Va detto che all’estero è riconosciuta maggiore importanza a questo ruolo, mentre in Italia si sta affermando solo recentemente e la retribuzione media va dai 600 ai 2000 € al mese per cliente, con maggiori guadagni per le figure senior con più esperienza.

Le principali attività del Social Media Manager

La diffusione endemica dei social media ha profondamente influenzato le regole di interazione, i tempi e la velocità degli scambi (con la viralizzazione dei contenuti) e il ruolo degli interlocutori nella comunicazione tra imprese e clienti, muovendosi verso forme di conversazione più paritaria, dove i consumatori hanno acquisito maggior forza.

Diventa quindi sempre più fondamentale non solo fare promozione tramite i media digitali, ma anche prestare attenzione a ciò che viene detto online sul brand e interessarsi realmente a ciò che le persone pensano, per gestire la reputazione aziendale e creare coinvolgimento affettivo con più utenti possibili.

smartphone-1445489_960_720L’attività principale di questa professione è dunque l’elaborazione e implementazione di piani di comunicazione tramite i social media (come Facebook, Instagram, Twitter, Youtube, Google+, Pinterest e tanti altri), ma anche web tv, forum, blog, app mobile e chat istantanee (come WhatsApp o Skype).

Oltre al piano editoriale, ossia la programmazione di ciò che viene pubblicato online, e alle conoscenze relative all’uso di questi strumenti, il Social Media Manager deve avere competenze base anche in ambito di grafica per creare i contenuti, non solo testi ma anche immagini e video.

Inoltre, i piani di gestione dei social devono essere attentamente pianificati all’interno della più ampia digital strategy dell’azienda. Si tratta quindi di curare lo storytelling dell’azienda, in modo che ci sia coerenza tra personalità del brand, valori interni e comunicazione adottata.

Gli obiettivi dietro a queste strategie possono andare dall’aumento della visibilità e un miglioramento della reputazione aziendale, alla divulgazione di notizie e promozione di prodotti o servizi per aumentare le vendite, fino ad un’espansione del mercato.

Fondamentale è infine l’attività di monitoraggio dell’andamento delle strategie adottate sui social network, che consiste nell’ascolto delle conversazioni online sul brand. In tal modo si può intervenire per risolvere conflitti, gestire dissensi, critiche o vere e proprie crisi di reputazione.

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