Professioni del futuro: programmatrice di video games

Sono vere e proprie eroine, con super poteri o particolari peculiarità che le rendono uniche, indistruttibili, dei veri e propri role model e che, nel mondo dei video games, risuonano come sinonimo di women empowerment.

Stiamo parlando delle protagoniste di Resident Evil, Tomb Raider, Street Fighter: figure influenti attraverso cui le ragazze che amano i video games provano a sperimentare nuove identità.

Ma come reagiresti se ti dicessimo che meno del 12% di loro viene sviluppato (anche) da donne?

 

                                                                                            Fonte: girlsmakegames.com

Nel mondo, il 47% dei giocatori totali è di sesso femminile, un dato senz’altro da non sottovalutare però, nonostante i miglioramenti degli ultimi anni, la maggior parte degli addetti ai lavori del settore è composta da professionisti uomini.

L’industria dei video games ha assoluto bisogno di invertire il senso di marcia e accogliere nuove figure femminili per creare contenuti (attenzione!) utili sia a donne che uomini.

Questo non è un dettaglio trascurabile: in un settore in cui gli uomini hanno da sempre definito standard fisici, morali e sociali anche per le protagoniste femminili dei video games, non è assolutamente pensabile che la diversity sia un valore “relegabile” a un mero concetto di “giochi per donne”. Contribuire a migliorare le percentuali attuali significa aumentare la consapevolezza delle donne nel settore ed evidenziare il lavoro che fanno, ripensando da capo l’industria dei games in modo completamente trasversale rispetto ai generi.

Ti senti sola, ti senti come una principiante, ti senti come una impostora. Ti senti come se non meritassi un posto a quel tavolo. Hai avuto i capelli lunghi per la maggior parte della tua vita, ma li hai tagliati nella speranza che la gente ti prenda sul serio.
(Whitney Hills – What It’s Like To Be A Woman Making Video Games)

La sviluppatrice di video games è attualmente uno dei lavori più redditizi a livello mondiale e le opportunità di lavoro sono molto aumentate, ma il gap di genere rimane forte così come il preconcetto che le ragazze non siano tagliate per certe professioni, il che si traduce nella mancata scelta delle materie STEM da parte loro, per timore o per scarsa informazione da parte di famiglie e istituzioni, il che le taglia automaticamente fuori dalla possibilità di inserirsi professionalmente in un settore dal mercato così florido.


Vorresti diventare programmatrice di video games? Questi link potrebbero fare al caso tuo!

Girls Make Games, fondato da Laila Shabir è un programma di camp estivi, workshop e attività progettati per introdurre le ragazze al mondo della programmazione dei video games. Se se interessata ad una esperienza all’estero, puoi scegliere una città fra almeno venti diverse proposte.
Informazioni a questo link.

Women in Games, portata nel nostro Paese da Micaela Romanini, è invece una no profit internazionale che ha sede anche in Italia e che lavora per incrementare e promuovere il tema della diversità di genere nel settore dei video games con obiettivo di raddoppiare il numero delle professioniste impiegate nel giro di 10 anni: questo è il link per l’organizzazione italiana oppure clicca qui per le attività internazionali. 

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