di Linda Serra
Lo scorso anno, con Work Wide Women, abbiamo partecipato ad una ricerca finalizzata alla comprensione e analisi delle competenze e conoscenze possedute dalle donne migranti con background STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) in Italia e le barriere percepite per l’ingresso sul mercato del lavoro, sia dal loro punto di vista, che degli operatori coinvolti nella loro formazione e qualificazione professionale.
La ricerca, realizzata nell’ambito del progetto “EUMentorSTEM“, ha dato vita a un report finale ricco di informazioni e dati estremamente interessanti sull’apprendimento e lo sviluppo delle donne con un background migratorio decise a consolidare la propria carriera nelle materie STEM.
[Grafico della distribuzione delle donne migranti per Paese d’origine]
Migrazione: numeri e motivi
I motivi della migrazione delle donne intervistate risultano essere, per la maggior parte di esse, collegate ad aspetti che vanno da fattori individuali, come le scelte di vita personali, a motivi di livello “macro”, ovvero da situazioni economiche e politiche dei propri paesi d’origine. Di base, le ragioni che hanno generato la necessità di migrazione sono state il ricongiungimento famigliare, una miglior aspettativa di vita e di professione, fuga da guerre o da violenze.
[Grafico della suddivisione per età delle donne migranti]
Fra le 13 donne migranti con un background di studi STEM intervistate dai responsabili della ricerca:
- 11 donne hanno avuto esperienze lavorative in Italia;
- 4 donne al momento dell’intervista lavoravano o stavano facendo stage in ruoli STEM;
- 1 donna aveva avuto due esperienze lavorative nel ruolo di ingegnere;
- 1 donna ha fatto domanda per un posto di lavoro in ambito STEM ma non è stata assunta poiché era in stato di gravidanza;
- tutte le intervistate hanno confermato che il processo per ottenere il riconoscimento delle proprie qualifiche professionali in Italia è stato difficile, stressante e frustrante a causa delle informazioni contrastanti che si ricevono (in un caso, risolta con un semplice “non è possibile”);
- 1 donna non ha potuto validare la propria laurea come Ingegnere in Italia perché le è stato detto che non è riconosciuta e, così come per la maggioranza delle altre intervistate, ha utilizzato le proprie skills in ambiti differenti.
Necessità formative e principali barriere
Le necessità formative in Italia, relativamente alle opinioni donne intervistate, risultavano essere:
- sviluppo di soft skills in area relazionale (comunicazione, role model);
- diagnosi e miglioramento delle risorse personali da ottimizzare nel percorso formativo;
- percorsi che agevolino l’acquisizione di autostima;
- condivisione di informazioni e opportunità sul mercato del lavoro.
Le principali barriere evidenziate dalle 13 donne sono state, oltre alle problematiche di riconoscimento della propria qualifica :
- difficoltà a rapportarsi con la lingua italiana;
- conseguenze della crisi economica e relative minori opportunità di lavoro;
- discriminazioni di genere e problemi di conciliazione vita-lavoro;
- stereotipi etnici e razzismo;
- mancanza di reti a sostegno dell’inclusione nel mercato del lavoro;
- mancanza di conoscenza del mercato del lavoro nazionale (leader di settore, trend occupazionali);
- mancanza di conoscenza di tecniche e canali di reclutamento nel mondo del lavoro.
A ulteriore conferma della necessità di strutturare e incrementare le condizioni e capacità della nostra società nei confronti delle donne migranti, nell’ambito delle interviste rivolte alle figure professionali coinvolte nelle attività, è stato riconosciuto che il loro lavoro con le donne migranti trarrebbe beneficio da una implementazione del networking con altre organizzazioni e istituzioni che si occupano di questioni relative alle migrazioni, all’emancipazione delle donne, alla formazione e all’inclusione nel mercato del lavoro.
Mettere in grado gli operatori di aumentare le proprie competenze nel
- fornire alle donne migranti informazioni e metodi di valutazione che le possano supportare nella valutazione autonoma di formazione e opportunità professionali;
- formarle sul mondo del lavoro e sulle tendenze nel mercato del lavoro / collocamento e della formazione e sviluppo di competenze necessarie per supportare il “women empowerment” nelle donne migranti;
- miglioramento dell’aiuto nella gestione dello stress e della prevenzione del burnout
sarebbero tutti passi avanti da compiere insieme, in una sinergia fra operatori, aziende e pubblica amministrazione.
Mi auguro che da questa analisi possa scaturire una serie di considerazioni e “azioni correttive” per rendere la nostra società sempre più adatta ad accogliere e riconoscere il valore delle donne che scelgono di vivere in Italia. Con il contributo di Work Wide Women ai progetti di inclusione (come ad esempio “Foreign Sisters“) sentiamo di aver fatto una piccola parte, ma la strada è ancora lunga.
A questo link è possibile scaricare il report completo!