Scrivere un post sulla leadership è complesso e scriverne uno sulla leadership al femminile ancora di più. Innumerevoli contributi e studi sul tema cercano di chiarire gli “ingredienti” della leadership con una domanda chiave:
cosa serve per creare un leader?
Se poi allarghiamo (e complichiamo) il tema inserendo la locuzione “al femminile” ecco che la domanda diventa più o meno questa:
cosa serve alle donne per diventare leader?
Domanda che presuppone che, al momento, ci sia una carenza. Le donne in posizioni di leadership sono, nella percezione dell’uomo della strada (ma va bene anche della “donna della strada”) ancora poche, troppo poche. Eppure qualcosa si muove: il report 2018 “Women in Business: beyond policy to progress” di Ria Grant Thornton, società di consulenza e revisione, racconta che nell’ultimo anno la percentuale di aziende, a livello global, con almeno una donna nel senior management è passata dal 66% al 75%. Nonostante questo la ricerca, che prende in esame numerosi indicatori, mostra come, di fatto, l’uguaglianza sia ancora di facciata perché la diversità di genere non viene davvero messa a frutto. In fondo parliamo di aziende con “almeno una donna”: quindi, probabilmente, ne basta una, ma una rondine non fa primavera, almeno così si dice.
Senza addentrarci in statistiche e ricerche, il cui panorama è amplissimo, focalizziamoci su di noi: abbiamo la percezione, nel vivere la nostra esistenza, di godere di pari opportunità nel lavoro così come nella vita privata? Abbiamo la percezione di una piena realizzazione, realizzazione che quindi non implica scelte drastiche o rinunce a parti importanti e preziose di sé? Oppure abbiamo la sensazione di “accontentarci” e di vivere in un contesto – questa nostra Italia – in cui ancora essere donne e leader è un tabù? In cui c’è ancora una divisione manichea fra famiglia e lavoro, come se avere l’una escludesse l’altro?
Leadership = consapevolezza = gender equality
Potrei dilungarmi a lungo nel dire che mancano le strutture, il welfare, gli asili ecc. Eppure la medesima ricerca che cito sopra (e che ti invito a leggere, la puoi scaricare da qui) mostrano che le varie operazioni correttive che vengono applicate (orari flessibili, congedi parentali) ecc. non bastano ad innescare un cambiamento. Tradotto: abbiamo una splendida automobile, ma non sappiamo guidarla. E non sappiamo guidarla non perché non abbiamo la patente, anzi, ne abbiamo anche troppe: non sappiamo guidarla perché, in fondo in fondo, sentiamo di dover aderire ad un copione che va oltre noi, oltre la nostra casa, oltre la nostra famiglia e la nostra azienda, e ci impone in quanto donne di adattarsi e servire.
E qui arriva una domanda (super-provocatoria, lo so):
non è che, se a livello globale la leadership al femminile arranca, è anche un po’ colpa nostra?
Non è che siamo le prime a rinunciare, a cercare una conciliazione che è in realtà un adattamento? Non è che siamo le prime a non crederci, a pensare di non meritarci, in fondo, una promozione sul lavoro, perché non abbiamo fatto ancora abbastanza fatica? Non è che siamo proprio noi – sì, noi – a boicottarci e quando sentiamo odore di avanzamento facciamo in modo di non arrivarci, facendo errori o mostrando lati di noi che fanno dubitare gli altri?
Essere leader non implica avere una posizione di leadership, che sia in famiglia, in azienda o in un circolo dilettantistico. Essere leader significa, prima di tutto, avere consapevolezza di chi sei e cosa vuoi, delle tue risorse e dei tuoi limiti. Significa saper prendere decisioni con intenzionalità, forte della tua consapevolezza. Significa essere strategica e mirata: avere in mente una direzione e seguirla, aggiustando la rotta se serve. Questa è leadership: maschile o femminile poco importa, sono solo orpelli.
Come puoi diventare leader di te stessa?
Te lo spiegherò nel workshop che sarà condotto come un incontro di team coaching, con l’obiettivo di accrescere la tua consapevolezza sui tuoi schemi comportamentali. In particolare farò luce su quegli schemi “boicottanti” (meccanismi di copione) che ti impediscono di fare scelte con spontaneità e autonomia e che ti fanno agire con il “pilota automatico”, portandoti magari vivere situazioni insoddisfacenti e frustranti.
Imparerai a farti delle domande. Domande scomode, che apriranno spazi molto profondi di conoscenza di te stessa. Ma la conoscenza non basta: insieme passeremo all’azione, perché conoscerci e analizzarci è utile se ci consente di vivere la nostra vita con pienezza e autonomia.
Disegna la tua Change Map
Con il mio aiuto imparerai a disegnare la tua Change Map: una “mappa” del cambiamento per condurti ad assumere la guida delle tue scelte quotidiane, piccole o grandi che siano. Perché assumere la guida (e quindi assumerti la responsabilità) delle scelte è l’essenza della leadership: avviato questo meccanismo il resto arriva, in maniera fluida e funzionale.
Di questo e altro ti parlerò il prossimo 29 marzo al workshop “Leadership al femminile” presso TIMWCap a Bologna (clicca qui per info e iscrizione).
Sarà un workshop concreto, ricco di domande scomode e difficili: domande che vogliono scalfire la patina dei pregiudizi di genere che – udite, udite – le donne sono le prime ad avere su se stesse.
Nel frattempo ti invito ad ascoltare l’intervista che abbiamo realizzato con Work Wide Women e… ti aspetto!