Immagina un mondo in cui la ricchezza dell’interiorità umana (la cosiddetta vita interiore) di ciascuna persona è riconosciuta e rispettata con la stessa consapevolezza delle diversità che osserviamo in altri ambiti quali la cultura, l’orientamento sessuale o il genere.
Perché le nostre vite interiori non ricevono la stessa attenzione delle nostre vite esteriori?
Quando si parla di neurodiversità si fa riferimento proprio alle innumerevoli differenze nel percepire e processare il mondo e gli stimoli che presenta: le neurodivergenze comprendono condizioni quali ad esempio Autismo e ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder). È importante ricordare che tutte le neurodivergenze sono uno spettro di esperienze e non presentano tutte la stessa forma in persone diverse. Ma, in che modo le neurodivergenze impattano le persone e il proprio rapporto con il lavoro, con colleghe e colleghi, e con il management?
Innanzitutto, il più diffuso dei comportamenti comuni a tutte le persone neurodivergenti è il cosiddetto masking: inconsapevole o consapevole, il masking è lo sforzo che la persona fa per nascondere il vero sé al mondo, nel tentativo di amalgamarsi alle altre persone e, in questo modo, coesistere in uno stesso ambiente. Il masking, tuttavia, può portare a lungo andare a degli aggravamenti della salute mentale della persona e a ulteriori condizioni quali, ad esempio, Ansia e Depressione, facendo sentire la persona vuota, togliendole la possibilità di vivere essendo se stessa.
L’Autismo è spesso stereotipato come essere all’interno del proprio mondo, essere imbarazzanti, non avere interazioni sociali normali o appropriate. La riflessione dovrebbe spostarsi, dunque, sul concetto stesso di normalità: per diverse persone autistiche le aspettative e la cultura delle persone neurotipiche (le persone non neurodivergenti) sono impensabili. La difficoltà nel diagnosticare l’Autismo nelle persone adulte sta nel fatto che, essendo uno spettro, possiede diverse sovrapposizioni, in termini di comportamenti osservabili, con altre condizioni e questo contribuisce a un numero di diagnosi errate.
L’attrito tra le aspettative neurotipiche nei luoghi di lavoro e la realtà della neurodiversità umana è già evidente nel processo di job interview. Le persone potrebbero inconsciamente passare alla masking mode, parlando e gesticolando in modi innaturali per loro, per fare una buona prima impressione; questo li porta a sentirsi successivamente esausti. Tutto questo non è sostenibile né per l’azienda, né per la persona.
Cinque consigli per diventare un’azienda neuroinclusiva
Ecco alcuni consigli per essere un’azienda neuroinclusiva, ossia un luogo in cui la diversità delle vite interiori di ciascuna persona è valorizzata e dà valore all’azienda stessa:
– Prepara lo staff aziendale sulle neurodivergenze, attraverso esempi ed esperienze, chiarendo l’importanza e il significato del lavoro che si sta facendo.
– Chiarisci in ogni processo di job interview che la neurodiversità è compresa, benvenuta e supportata.
– Fornisci spazi di lavoro flessibili, in grado di agevolare diversi work styles.
– Integra elementi naturali, come ad esempio delle piante, all’interno del luogo di lavoro.
– Organizza incontri periodici sul tema della salute mentale, burnout, e comunicazione, per condividere soluzioni a supporto delle difficoltà di ciascuna persona.
La tua azienda ha pianificato progetti specifici di inclusione per le persone con neurodivergenza? Pensi che l’azienda in cui lavori sia pronta ad includere persone con neurodivergenza? Credi che la presenza di persone neurodivergenti in azienda possa agevolare o ostacolare il lavoro di team? |
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