Diversità e Intersezionalità: ageismo e omolesbobitransfobia

Come succede per tutti i diversi tipi di diversità, la discriminazione basata sull’età si interseca con altre forme di oppressione come l’omofobia e la transfobia e le discriminazioni basate su orientamento sessuale e identità ed espressione di genereDiversi studi dimostrano che le persone anziane appartenenti alla comunità LGBTQIA+ di tutto il mondo sono soggette a forme aggravate e specifiche di discriminazione, violenza e stigmatizzazione.

Nonostante i progressi sui diritti raggiunti da molti paesi negli ultimi decenni, infatti, c’è da tener presente che le persone appartenenti alla comunità LGBTQIA+ più avanti con l’età hanno trascorso la maggior parte della propria vita in un clima di odio, di criminalizzazione, di patologizzazione, di violenza e di discriminazione e spesso sono state costrette a nascondere la propria identità, sperimentando l’esclusione sociale e l’invisibilità nella società.

Inoltre, a causa delle esigenze di assistenza legate proprio all’età, esse avranno una maggiore probabilità di essere esposte ad abusi: oltre all’età, dunque, devono affrontare un’altra forma di discriminazione legata all’omofobia e alla transfobia. 

Intersezionalità età lgbtqia+.

Questo, ovvimente, non significa che tutte le persone anziane LGBTQIA+ vivano in condizioni di vulnerabilità o isolamento rispetto ai coetanei eterosessuali, ma in specifiche condizioni, orientamento sessuale o affettivo e identità di genere possono creare maggiori difficoltà e portare a episodi di discriminazione.

Il documento Ilga World sull’intersezionalità ageismo e omolesbobitransfobia

Come riportato anche dal documento redatto da Ilga World sull’intersezionalità tra ageismo e omolesbobitransfobia, uno studio sugli abusi condotto negli Stati Uniti su 113 adulti LGBTQIA+ di età compresa tra 60 e 88 anni ha rivelato che oltre un quinto dei partecipanti aveva subito abusi fisici, emotivi, verbali, sessuali e finanziari, nonché abbandono da parte degli operatori sanitari, mentre un quarto dei partecipanti ha affermato di conoscere altri adulti LGBTQIA+ più anziani che hanno subito abusi.

Il documento di Ilga World prosegue analizzando le dimensioni maggiormente oggetto di discriminazione per le persone LGBTQIA+ più anziane. Per quanto riguarda la situazione economica, per esempio, in molti casi la mancanza di un riconoscimento legale delle relazioni formate dalle persone LGBTQIA+ può lasciare le persone LGBTQIA+ anziane senza eredità o forme di assicurazione previdenziale. Inoltre, spesso queste persone hanno un accesso discriminato ai programmi legali e sociali che sono tradizionalmente istituiti per sostenere gli adulti che invecchiano. 

In generale, le persone LGBTQIA+ sono più povere e dispongono di minori risorse finanziarie rispetto alle loro controparti: negli Stati Uniti, un terzo degli anziani LGBTQIA+ vive al di sotto del 200 per cento del livello di povertà. 

Intersezionalità età lgbtqia+ 3.

Anche il problema abitativo è spesso più sentito dalle persone anziane che appartengono alla comunità LGBTQIA+: sempre Ilga World riporta che il rapporto del 2014 dell’Equal Rights Center ha rilevato che il 48 per cento delle coppie anziane dello stesso sesso che richiedono un alloggio per anziani sono state oggetto di discriminazioni, mentre un altro studio ha rilevato che gli anziani LGBTQIA+ alla ricerca di una casa di riposo subiscono un trattamento differenziato sfavorevole (minore disponibilità di alloggi, prezzi più alti, ecc.) rispetto agli anziani non appartenenti alla comunità.

Inoltre, le persone anziane LGBTQIA+ sono maggiormente esposte a omofobia e transfobia interiorizzate, tanto da evitare o ritardare l’assistenza sanitaria, pur avendo specifici rischi ed esigenze di salute.

Esempi virtuosi nel mondo

Il documento Ilga non manca di riportare esempi virtuosi di come nel mondo si cerchi di contrastare le discriminazioni nei confronti delle persone LGBTQIA+ più anziane. Per esempio, in paesi come il Canada è stato creato un toolkit da distribuire agli operatori delle case di cura per anziani per fare in modo che diventino spazi sicuri, accoglienti e inclusivi, mentre il progetto Best4OlderLGBTI, attuato dal Rights, Equality and Citizenship Programme dell’Unione Europea, ha sviluppato una campagna di sensibilizzazione in sei Stati membri dell’UE, tra cui anche l’Italia, dando voce proprio a persone LGBTQIA+ che, attraverso le loro esperienze, i loro ricordi e le loro speranze per il futuro, aprono una finestra su una minoranza spesso invisibile.

Il contributo delle aziende

In questo contesto, anche le aziende possono dare il loro prezioso contributo, adottando politiche aziendali di non discriminazione sulla base di età e orientamente sessuale o affettivo: oltre a migliorare l’azienda a livello di performance – diversi studi, per esempio, hanno dimostrato che non dichiarare il proprio orientamento sessuale o affettivo sul lavoro ha ripercussioni negative sulla produttività della persona –  le aziende hanno la possibilità di contribuire positivamente al cambiamento culturale.

“Dopotutto, dove iniziano i diritti umani universali? Nei piccoli posti, vicino casa, così vicini e così piccoli da non poter essere visti in nessuna mappa del mondo. Eppure questi rappresentano il mondo di ogni singola persona; il quartiere in cui si vive, la scuola frequentata, la fabbrica, fattoria o ufficio dove si lavora. (…) A meno che questi diritti non abbiano significato in tali luoghi, hanno ben poco significato altrove”.

Eleanor Roosevelt, primo presidente della Commissione per i Diritti Umani

La tua azienda ha organizzato qualche evento per celebrare il mese del Pride? Avete mai valutato di svolgere delle attività di sensibilizzazione sui diritti delle persone LGBTQIA+?

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