Certificazione di Genere: per avviare un percorso verso l’Inclusione

Il 9 Marzo scorso al museo Classis di Ravenna, proprio a ridosso della Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne, la nostra co-founder & CEO Linda Serra è intervenuta all’evento “La certificazione di genere. Un percorso di Inclusione e opportunità”, una preziosa occasione di riflessione e confronto che ha messo in luce l’importanza cruciale di promuovere la parità e l’inclusione all’interno del tessuto socio-economico e culturale del nostro paese. 

Con la moderazione di Francesca Masi, Direttrice di Ravenna Antica, il panel ha sottolineato non solo l’urgenza di affrontare le questioni di genere, ma anche le concrete possibilità di progresso e innovazione che la scelta di certificarsi può portare alle aziende. 

Parità di Genere e certificazione: a che punto siamo

Nonostante i progressi a livello globale, ci troviamo ancora in un contesto fortemente maschile in tutti i contesti lavorativi, compresi il settore museale, come ha sottolineato in apertura Francesca Masi, e quello della politica, come evidenziato da Federica Moschini, assessora al lavoro e alle politiche di genere del Comune di Ravenna, che ha preso parte al dibattito. La necessità di discutere di inclusione diviene ancora più pressante di fronte alla persistenza di stereotipi e di episodi di sessismo

Nicola Simoni, consulente di Anova2 per lo sviluppo di Sistemi di Gestione e modelli organizzativi aziendali, è entrato poi nel merito della UNI PdR 125:2022 – la prassi di riferimento che definisce le linee guida e i KPI da raggiungere per supportare l’empowerment femminile e la parità di genere nelle aziende – rimarcando quanto questa possa essere uno stimolo di innovazione non solo per le aziende che la ottengono. Solitamente, infatti, i sistemi di qualità sono strettamenti legati al prodotto; in questo caso, invece, il sistema è legato alle persone, dando la possibilità per la prima volta di misurare la qualità dei rapporti tra persone persone.

Come sottolineato poi anche da Linda Serra, pur essendo facoltativa, la certificazione di genere,, può rappresentare l’inizio di un percorso di miglioramento continuo non solo verso la parità di genere, ma in generale verso ambienti di lavoro più inclusivi. La UNI PdR 125:2022, infatti, offre alle grandi aziende l’opportunità di guidare un importante cambiamento culturale e alle piccole aziende permette di organizzarsi internamente secondo modelli virtuosi incentrati sulla parità di genere e condizioni più eque delle proprie persone. Inoltre, consente loro di accreditarsi come fornitori per le maggiori aziende già certificate, le quali applicano sempre più frequentemente le politiche inclusive anche alla propria catena di valore, alimentando così un circolo virtuoso di sostenibilità e inclusione. 

Ma quante aziende si sono certificate finora?

La buona notizia è che, secondo i dati riportati dal Sole 24 Ore, sono 1.480 le certificazioni rilasciate dall’ente certificatore Accredia. Nonostante questo, però, a poco più di un anno dal rilascio delle prime certificazioni di parità di genere, i numeri rispetto agli audit per la sorveglianza – in vista del rinnovo triennale – mettono in luce come il 29% delle aziende non superi i controlli annuali per mancanza di progressi, a dimostrazione del fatto che certificazione non deve essere considerato un punto di arrivo, bensì l’inizio di un cambiamento.

Lidia Marongiu, founder & CEO di Happy Minds, ha condiviso l’esperienza della sua microazienda, sottolineando come un ambiente lavorativo inclusivo contribuisca a un miglioramento della qualità del lavoro. La sua azienda, benché di piccole dimensioni, si sta inoltre organizzando per adottare settimane lavorative corte, riflettendo un cambiamento culturale che mette al centro il benessere delle persone.

Anche Marianna Panebarco, CEO e Producer alla Panebarco e Vicepresidente della CNA di Ravenna, ha illustrato l’importanza dell’impegno anche delle associazioni di categoria nella promozione della UNI PdR 125:2022 tra le  microimprese, dimostrando come, nonostante le sfide, esista un forte stimolo all’innovazione e al miglioramento anche su queste ultime.

Cecilia Pedroni, Communication Director di Happy Minds e Work Wide Women, ha evidenziato l’importanza di linguaggio inclusivo e creatività nei processi di cambiamento culturale. La divulgazione e il linguaggio possono trasformarsi in strumenti fondamentali per rendere comprensibili a un pubblico sempre più ampio concetti spesso complessi, quali quelli relativi alla diversità e all’inclusione. In questo contesto, diventa cruciale impiegare la creatività a favore dell’inclusione: solo adottando un approccio creativo nella trattazione di queste tematiche possiamo narrarle in modo veramente efficace e coinvolgente per tutte le persone. Da qui nasce anche l’approccio POP  che contraddistingue i prodotti e la formazione targata Work Wide Women. 

A concludere il dibattito, la deputata Ouidad Bakkali che ha sollevato il punto cruciale della mancanza di rappresentanza femminile nel settore politico e nelle istituzioni pubbliche in generale a causa, tra le altre cose, della difficoltà per le donne di conciliare vita e lavoro e rimarcando l’importanza della certificazione non solo nelle aziende private, ma anche nelle istituzioni.

L’evento al museo Classis ha ribadito, dunque, l’importanza della certificazione di genere non solo come strumento di valutazione, ma soprattutto come punto di partenza per un percorso di crescita e inclusione, indispensabile per costruire una società più equa e rispettosa delle differenze.

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