Negli ultimi anni, il mondo della moda ha tentato di intraprendere un percorso che abbraccia sempre di più i concetti di inclusione e diversità. Anche sotto la spinta dei social media, la moda ha fatto suo il movimento del body positivity, accogliendo l’appello per una rappresentazione più ampia delle diversità umane sulle passerelle e nelle campagne pubblicitarie. Pensiamo, per esempio, alla top model Paloma Elsesser, o a Ellie Goldstein, scelta da Gucci come volto di una sua campagna pubblicitaria, o a Emira D’spain, che nel 2022 ha sfilato per Victoria Secret’s.
Tuttavia, l’ultima edizione della Milano Fashion Week che si è svolta lo scorso febbraio sembra aver segnato un’inversione di tendenza, sollevando interrogativi sull’impegno reale dell’industria della moda verso il body positivity e la diversità in generale.
Secondo il report di Tagwalk, una delle principali piattaforme di analisi delle tendenze nella moda, l’ultima Fashion Week milanese ha, infatti, visto una diminuzione del 17% nella rappresentazione di diversità rispetto alla stagione precedente. Questo dato è emblematico: potrebbe sembrare che l’industria della moda tratti l’inclusione e la diversità come tendenze passeggere, come una mera strategia di marketing o come un trend temporaneo.
Eppure, rappresentare la diversità in tutte le sue forme è un atto potente che può contribuire a smantellare stereotipi, promuovere l’accettazione e celebrare l’unicità individuale.
Sartorie leggere: moda e inclusione
Un esempio concreto di questo impegno è emerso chiaramente durante la sfilata di Sartorie Leggere, a cui parte del team di Work Wide Women ha dato il suo contributo attivo. L’evento si è svolto domenica 7 aprile, all’interno di “Rivestiti”, il festival organizzato da Terra Equa a Bologna e dedicato alla moda etica e sostenibile. Questa occasione ha offerto una splendida dimostrazione di come l’inclusività possa essere integrata armoniosamente anche nel mondo della moda, celebrando allo stesso tempo i principi di giustizia e sostenibilità.
Sartorie Leggere, con radici a Bologna, è un atelier che si distingue per la creazione di capi d’abbigliamento utilizzando materiali di recupero provenienti dall’industria dell’alta moda italiana. Questo progetto unico si avvale delle abilità di professioniste del settore ora in pensione, offrendo contemporaneamente opportunità lavorative a individui con disabilità e a madri single di bambine e bambini con disabilità.
Fondatrice di Sartorie Leggere è Barbara Montanari, mamma di una figlia con sindrome di Down che, licenziata a causa delle esigenze di assistenza alla figlia garantite dalla legge 104, ha deciso di rimettersi in gioco con un’attività imprenditoriale al femminile.