Il 20 Giugno è la Giornata Mondiale delle persone Rifugiate, istituita per ricordare il coraggio e la resilienza di milioni di persone costrette a lasciare i propri paesi per fuggire da guerre, violenze e persecuzioni.
Ma oggi più che mai, questa ricorrenza ci invita anche a guardare oltre la narrazione emergenziale, a riconoscere che ogni persona rifugiata porta con sé non solo una storia, ma anche un bagaglio unico di competenze, visioni e risorse che – se accolte e valorizzate – possono generare valore concreto per la società e, in particolare, per il mondo del lavoro.
Il ruolo delle aziende
Oggi, sempre più organizzazioni scelgono di integrare persone rifugiate nei loro team. Non si tratta più solo di un gesto simbolico o filantropico, ma di una decisione strategica.
Certo, l’inclusione di persone rifugiate migliora la reputazione aziendale, rafforzando l’identità di impresa come attore sociale responsabile e attento ai diritti umani; ma lavorare con chi ha affrontato percorsi migratori complessi significa soprattutto arricchire l’azienda di nuove competenze:
- • Capacità di adattamento e resilienza, maturate in contesti di cambiamento costante;
- • Competenze linguistiche e interculturali, utili in mercati sempre più globali;
- • Prospettive diverse, che stimolano innovazione, collaborazione e crescita.
Un percorso strutturato
Spesso si pensa che “dare un’opportunità” sia sufficiente. In realtà, l’inclusione non è un processo automatico: richiede consapevolezza, cura e preparazione.
Spesso, le persone rifugiate si ritrovano a inserirsi in contesti lavorativi nuovi e complessi, dove le difficoltà linguistiche e culturali si sommano al peso del vissuto pregresso. Allo stesso tempo, anche i team aziendali possono trovarsi impreparati di fronte a una diversità percepita come distante.
Ecco perché è fondamentale lavorare non solo sulla persona che entra, ma anche sul contesto che la accoglie.
Formazione interculturale come ponte
Costruire un ambiente di lavoro realmente accogliente significa mettere il team nelle condizioni di capire, relazionarsi e collaborare efficacemente con persone che hanno background diversi.
Serve lavorare su:
- • Bias culturali e stereotipi inconsapevoli;
- • Comunicazione inclusiva e chiara;
- • Gestione empatica di feedback, aspettative e conflitti.
Questi aspetti fanno la differenza per un inserimento di successo.
Il contributo di Work Wide Women
In collaborazione con UNHCR, noi di Work Wide Women affianchiamo le aziende in un percorso concreto e strutturato, basato su due livelli complementari:
- Inserimento lavorativo di persone rifugiate, con attenzione alla selezione, al matching dei ruoli, all’onboarding e alla costruzione di un percorso sostenibile nel tempo;
- Formazione interculturale per i team aziendali, con approcci pratici, interattivi e business-oriented, per sviluppare le competenze necessarie a lavorare in ambienti sempre più eterogenei.
Perché includere non è solo “fare spazio”, ma imparare a condividere quello spazio in modo equo, rispettoso e consapevole.
Se vuoi saperne di più sui nostri percorsi o capire come attivarli nella tua azienda, siamo qui per accompagnarti.