Work Wide Women: dal training al mondo accademico, per un gaming inclusivo

Promuovere la Diversity, Equity & Inclusion (DEI) non significa solo fare la cosa giusta: è un elemento chiave per generare innovazione, attrarre talenti e dare nuova forma a settori in continua evoluzione, come quello dei videogiochi.

Un esempio concreto di questo approccio arriva dal mondo accademico, dove la DEI entra a far parte dei percorsi formativi per preparare le nuove generazioni a costruire un’industria del gaming più inclusiva fin dalle basi.

I percorsi accademici di Work Wide Women per portare la DEI nel gaming

Nel nostro lavoro affianchiamo principalmente le aziende, utilizzando il gioco come leva per portare i temi della DEI&A in modo esperienziale e ingaggiante.
Ma, sempre più spesso, mettiamo le nostre competenze a disposizione dell’ambito accademico: quest’anno, per esempio, Lorenzo Nasta, Diversity, Equity & Inclusion Specialist @ Work Wide Women, ha tenuto un modulo universitario dal titolo Valorizzazione della Diversity e Politiche di Inclusione nella Game Industry.

Il percorso è pensato per raggiungere diversi obiettivi formativi: conoscere i principi base e i concetti chiave sulle tematiche DEI&A e applicarli al contesto del medium videoludico. 

In particolare, le persone che hanno seguito il corso hanno avuto modo di acquisire consapevolezza critica su questi temi, ma anche, e soprattutto, le competenze per saperli tradurre in un vero e proprio metodo di analisi da implementare nel processo di design del prodotto videoludico (la scenografia, i personaggi, la narrativa, le meccaniche di gioco).

Dalle basi teoriche alla consapevolezza critica

Nelle lezioni introduttive al corso, abbiamo dato le definizioni preliminari per intraprendere lo studio della materia: concetti basilari come diversità, equità e inclusione, ma anche importanti tematiche come il rispetto o il privilegio, con una breve storia ed evoluzione della DEI&A.

Non potevano mancare le tematiche trasversali come gli unconscious bias e il linguaggio inclusivo.

Una storia di esclusione e pioniere invisibili

Il gioco ha una tradizione millenaria e il videogioco è un’evoluzione diretta del gioco da tavolo, che nel tempo è diventato un vero e proprio fenomeno sociale.
Non è soltanto innovazione tecnologica, ma una forma d’arte, una parte importante della nostra cultura e un importantissimo mezzo di comunicazione.

In questo scenario, perché è importante parlare di diversità e inclusione?

La risposta risiede nella storia del videogioco, in particolare, nella storia del development femminile e nella partecipazione femminile al mondo del videogioco agli inizi dell’industria.

Fin da subito, la disparità di genere è risultata evidente: 

L’industria dei videogiochi nacque da programmi informatici scritti da e per giovani uomini tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70”.
Brenda Laurel, sviluppatrice e founder di Purple Moon

Le donne non giocano ai videogiochi, i videogiochi non sono per donne.

Nasceva così il pregiudizio.

In un’industria caratterizzata dal dominio maschile, le primissime sviluppatrici di videogiochi hanno fatto fatica a emergere, ma sono state fondamentali per migliorare l’accessibilità e l’inclusività dell’industria, alla quale hanno dedicato una parte importante della loro carriera.

In particolare, la prima donna sviluppatrice di videogiochi (presso Atari e, successivamente, Activision) è stata Carol Shaw. In quei tempi, in cui un videogioco era programmato da zero da una sola persona, Atari ha avuto al suo interno diverse sviluppatrici, tra cui anche Dona Bailey e Carla Meninsky.

Programmatori esperti in linguaggio assembly – soprattutto una programmatrice donna – non si presentavano spesso alla porta.
Dona Bailey, sviluppatrice presso Atari

La loro presenza  era considerata un’eccezione e non la regola. Ma, da allora, lo scenario è cambiato in maniera importante fino ad oggi.

Rappresentatività: perché conta davvero

Nella seconda parte del corso abbiamo dedicato una serie di lezioni alla riflessione intorno al tema della rappresentatività: Che cosa significa rappresentare? Perché è importante rappresentare accuratamente?

Nel rispondere a queste domande, abbiamo portato in aula diverse case study, stimolando la discussione sull’impatto (positivo? negativo? non del tutto positivo? si poteva fare di più?) delle rappresentazioni nei videogiochi.

Il tema della rappresentatività è un tema altamente discusso, e ancora oggi, purtroppo, fortemente frainteso.

[Alcune persone sostengono] che diversità significa cercare di sopprimere le persone bianche, che la rappresentazione riguarda il forzare personaggi nei giochi […], e che la diversità è un trucco, una truffa o un’agenda.
Cooperative Gaming, 2021

Ma rappresentare non significa sottrarre, bensì aggiungere: la rappresentazione delle identità marginalizzate non toglie spazio a tutte le altre!
Rappresentare significa dare visibilità: significa permettere alle storie di tutte le persone – e non solo una parte di esse – di essere raccontate e di essere, dunque, ascoltate.

Lo scopo è creare un mondo virtuale più accurato: l’esistenza di uno o più personaggi in cui è possibile identificarsi – in quanto persone sottorappresentate – favorisce il proprio senso di appartenenza e, di conseguenza, la felicità e il benessere di videogiocatrici e videogiocatori.

Accessibilità: design inclusivo sin dall’inizio

Un altro tassello importante è rappresentato dal tema dell’accessibilità. Anche nel game development è importante includere l’approccio Design for All: progettare sin dall’inizio in modo inclusivo e accessibile nell’ambito del processo stesso (anziché modificare il prodotto in un secondo momento).

L’accessibilità riguarda sia il prodotto finale – il videogioco – che il mondo dello sviluppo: anche le game engine – software di game development su cui sviluppatrici e sviluppatori lavorano – devono essere accessibili per permettere a tutte le persone, con e senza disabilità, di emergere e avere successo nell’industria del gaming.

Nella lezione di chiusura del corso abbiamo, infine, trattato il tema della company culture.

Perché è importante che le aziende del videogioco si occupino di DEI&A? Quali sono le azioni concrete che un’azienda può mettere in essere per potenziare la propria cultura aziendale?

Game 4 Inclusion

La riflessione non termina qui! L’inclusione ha bisogno degli stimoli e degli input di tutte le persone per funzionare al meglio: solo ascoltando tutte le voci possiamo trasformare l’industria del videogioco (e la società) in qualcosa di più accessibile e inclusivo…

Nessunə esclusə!

Per questo abbiamo programmato digital talk gratuito GAME 4 INCLUSION: Il gaming come veicolo delle dinamiche inclusive, Giovedì 25 settembre dalle 12:00 alle 13:30, Live su LinkedIn.
Dal gaming educativo ai videogiochi mainstream, il gioco è sempre più un alleato per raccontare e praticare l’inclusione.

Nel digital talk esploreremo come il game possa diventare strumento di formazione, rappresentazione e trasformazione culturale. Parleremo di edugame, empatia, narrazioni e rappresentazioni inclusive nei titoli più popolari e di come il gioco possa attivare nuove consapevolezze, anche nei contesti aziendali.

Iscriviti all’evento e preparati a giocare… sul serio.